Nell’industria energetica il metano è stato a lungo considerato un “combustibile-ponte” verso un futuro low carbon (a basse emissioni di carbonio), oltre che un’alternativa sostenibile ad altri combustibili fossili.
Il metano verde, o biometano, rappresenta un trend emergente nell’industria del gas, incentivato dal processo di decarbonizzazione in atto.
Il termine “verde” si riferisce alla riduzione o compensazione delle emissioni di gas serra (GHG) lungo tutta la catena di valore del gas, dall’estrazione al consumo.
In particolare, le emissioni possono essere ridotte in vari modi, tra cui:
- utilizzo del biogas come materia prima;
- riduzione delle emissioni dai pozzi, dai gasdotti e dagli impianti di liquefazione;
- utilizzo di energia rinnovabile nel processo produttivo.
In Italia i progressi più importanti in questo campo riguardano la produzione di metano a partire dal biogas. A tal proposito, va ricordato che a Montespertoli, sulle colline del Chianti, è in costruzione il biodigestore più grande d’Italia, che produrrà biometano e compost dai rifiuti organici delle raccolte differenziate.
In generale, oggi, la discussione sul metano verde è tornata alla ribalta dato che le catene del valore vengono messe in discussione da investitori, regolatori e clienti, che chiedono il rispetto degli obiettivi sul cambiamento climatico e di quelli ESG.
Le discussioni su questi temi dovrebbero coinvolgere, quindi, tutti gli attori del settore del metano (venditori, acquirenti e commercianti), nonché i responsabili politici competenti.
Il biometano, così facendo, garantirà che il gas naturale mantenga il suo ruolo vitale all’interno del mix energetico, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi climatici e guadagnando un posto nei portafogli di investimento e finanziamento ESG.